Incentivare la natalità in Ticino: il Centro ci prova con quattro pacchetti di misure

Culle vuote, invecchiamento della popolazione, difficoltà di finanziamento delle pensioni, crescenti tensioni sociali. È il cosiddetto «inverno demografico» che da anni si profila all’orizzonte di molti Paesi occidentali, confrontati con tassi di natalità sempre più bassi. Un problema conosciuto anche in Svizzera, e in Ticino in particolare. Il nostro cantone, in effetti, è il più vecchio di tutti.
Un investimento per il futuro
Per invertire la tendenza, è assolutamente necessario rilanciare le nascite in Ticino. È questa, in sostanza, la volontà del Centro. Il partito ha infatti presentato «un poker di iniziative» parlamentari, come è stato definito, che ha un unico comune denominatore: permettere ai giovani ticinesi di far figli. «L'attuale tasso di natalità non garantirà più, in futuro, il benessere di cui godiamo», ammonisce Fiorenzo Dadò. Il presidente non ci gira troppo intorno: «Bisogna intervenire presto, e con mezzi all’altezza della situazione». Perché, come ha ricordato ancora Dadò, «i Paesi confinanti si stanno muovendo e investono massicciamente. E noi, nel nostro piccolo, non vogliamo stare a guardare. Siamo la nazione meno indebitata al mondo ma non siamo in grado di allestire un programma e prevedere un investimento strategico degno di questo nome». Il partito non ha tuttavia quantificato la spesa prevista per mettere a punto le misure contenute nelle iniziative che vedremo fra poco. Ma, come è stato spiegato, «i soldi per le nascite non sono un costo, bensì un importante investimento per il futuro». Anche nel contesto attuale, con un Preventivo 2024 che non piace a nessuno e che è passato al vaglio del Parlamento per il rotto della cuffia. «Siamo convinti che i soldi ci sono ma si possono spendere meglio», ha chiosato ancora Dadò sul tema del finanziamento delle proposte. «Si tratta di avere delle priorità. Bisogna saper dire al Paese, una volta per tutte, su cosa si vuole investire e cosa, invece, bisogna lasciar perdere. La politica, e mi ci metto anch’io, non è in grado di dire cosa vuole dismettere. Serve quindi un’analisi della spesa, che comprenda però anche le politiche in favore della famiglia».
I dati principali
«La situazione è grave», ha sottolineato da parte sua il deputato e iniziativista Claudio Isabella. «Le nascite coinvolgono tutti, e sono una sfida per il nostro cantone». Il partito ha quindi presentato una serie di cifre e dati a supporto delle iniziative. «Nel 2022 il tasso di natalità in Ticino era di 7,1 nascite ogni 1.000 abitanti, a fronte del 9,9 a livello nazionale», ha riferito il deputato Alessandro Corti, l’altro iniziativista. «Un dato più basso rispetto alla media nazionale di circa il 28%». Il calo, ha ricordato Corti, è costante. Nel 2000 le nascite in Ticino erano state 3.020, nel 2022 2.435. «Un calo importante». Anche nell’indice congiunturale di fecondità il nostro cantone non è messo bene. «Idealmente questo tasso si situa a 2,1 figli per donna», ha sottolineato ancora Corti. «In Svizzera è dell’1,38 mentre in Ticino è solo dell’1,24. Ben al di sotto della soglia critica, che si situa a 1,3 figli per donna (vale a dire una fecondità inferiore al livello naturale di sostituzione delle generazioni, ndr)».
Gli obiettivi
Il calo demografico comporta quindi tutta una serie di problemi, «ed è un cane che si morde la coda», ha spiegato Corti. «Meno giovani oggi significa meno potenziali genitori domani, e la tendenza sarà difficile da invertire». Le conseguenze, come ha riassunto il Centro, sono quattro: difficoltà del sistema pensionistico, basato sulla solidarietà fra generazioni; sistema sanitario sempre più costoso; difficoltà nel reperire manodopera, in particolare nel settore sanitario; diminuzione della popolazione in età feconda. Di qui, dunque, la risposta del partito al problema demografico tramite - appunto - quattro iniziative. «L’obiettivo finale è aumentare il numero di nascite in Ticino, permettendo ai genitori di non dover scegliere tra famiglia e lavoro e di incentivare i giovani a restare o tornare in Ticino. «Non siamo un cantone di anziani, siamo solo un Cantone con troppi pochi giovani», ha sintetizzato Corti.
Le misure nel dettaglio
Il primo ambito d’azione del quartetto di iniziative parlamentari riguarda un cambio culturale. Le misure contenute nel primo pacchetto passano dall’attribuire la responsabilità per lo sviluppo demografico a un Dipartimento, e quindi a un consigliere di Stato, al misurare ogni provvedimento governativo tramite un’etichetta specifica: «in favore», «neutro» o «in sfavore» della natalità. Inoltre, si vuole favorire il dialogo con i giovani «per promuovere il valore della famiglia in ambito scolastico».
Il secondo gruppo di misure riguarda direttamente la famiglia, «perché il fattore economico non deve essere un motivo per cui una coppia non fa figli», ha evidenziato Isabella. Per sostenere le famiglie bisogna dunque aumentare l’assegno familiare per i residenti in Ticino a 300 franchi (oggi è di 200) e a 350 franchi in caso di figli in formazione. In più, il Centro propone di rendere l’assegno progressivo: 50 franchi in più per ogni figlio a carico. L’ultima misura riguarda l’assegno parentale di 3.000 franchi, «che va esteso a tutto il ceto medio», ha chiarito Isabella.
Il terzo ambito riguarda la conciliabilità lavoro-famiglia. «È importante che le madri possano rientrare subito nel mondo del lavoro», ha ribadito il deputato. In questo caso, il Cantone dovrebbe fungere da esempio, concedendo maggiore flessibilità ai propri collaboratori e la possibilità del telelavoro. Vanno poi promosse strutture di accoglienza prescolastiche ed extrascolastiche, così come asili nido aziendali. Queste strutture, inoltre, devono essere gratuite per il ceto basso e medio.
L’ultima proposta riguarda l’ambito giovani e alloggio. Si punta quindi a incentivare gli stabili a misura di famiglia, a ridurre la tassa del registro fondiario, quella sulle cartelle ipotecarie e a sostenere i giovani all’acquisto dell’abitazione primaria.