Gattini per gli ucraini: il ruolo dei felini in guerra

I gatti, vere e proprie star dei social network, sono diventati protagonisti anche nella guerra in Ucraina. Con l'obiettivo puntato addosso sin dall'invenzione della macchina da presa (anche i celebri Lumière – ne avevamo parlato qui – hanno dedicato ai propri gatti qualche filmato in bianco e nero), i felini non potevano certo mancare nella propaganda del conflitto, grazie alla loro capacità di attirare simpatie come pochi altri animali. In un articolo di Politico, emerge come i social media ucraini e russi siano costantemente inondati da foto di gatti, ormai compagni inseparabili dei soldati al fronte, per il loro supporto emotivo, ma anche perché grandi cacciatori di topi. E ovviamente per la loro capacità di attirare simpatie che spesso si traducono in donazioni di soldi per l'esercito. Già, le piccole palle di pelo sono quasi dei portafortuna per entrambi gli schieramenti.
Propaganda pelosa
La macchina di propaganda russa, è noto, è una delle più invasive al mondo. Da quando è scattata l'operazione militare da parte delle truppe di Putin, Mosca sta cercando di umanizzare il più possibile i soldati mostrandoli in compagnia dei gatti, specialmente dopo i numerosi rapporti indipendenti sui crimini di guerra commessi dai russi. Ma l’esercito ucraino non è certo rimasto a guardare: i soldati di Kiev negli ultimi due anni hanno infatti adottato molti felini fuggiti dalle città distrutte. Oggi tutti questi gatti randagi vivono con i soldati di entrambi gli schieramenti e, soprattutto quelli ucraini, sono diventati molto famosi sui social network, fino a portare nelle casse dell'esercito centinaia di migliaia di euro.
La caccia ai topi
Senza più i proprietari, perché fuggiti o morti, terrorizzati dai bombardamenti o in cerca di cibo, gli animali domestici hanno trovato una nuova casa tra le file dell’esercito di Kiev. «Quando questa piccola creatura spaventata arriva da te, in cerca di protezione, come puoi dire di no? Siamo forti, quindi proteggiamo gli esseri più deboli, che si sono trovati nelle nostre stesse terribili circostanze, solo perché i russi sono arrivati nella nostra terra», ha spiegato a Politico Oleksandr Yabchanka, un medico da campo dell’esercito ucraino. Ma i felini adottati non servono solo ad alleviare la tristezza, hanno anche un ruolo decisamente pratico: danno la caccia ai ratti e ai topi che infestano le trincee. I roditori rappresentano un problema non da poco, in quanto masticano i cavi delle comunicazioni satellitari di Starlink o i cavi dei veicoli, fanno razzie di scorte di cibo destinate alle truppe, danneggiano attrezzature militari e talvolta morsicano i soldati addormentati. «Con i gatti nelle nostre trincee, i topi stanno quasi sempre alla larga», ha sottolineato Yabchanka. Ci sono poi casi in cui i soldati si affezionano talmente tanto agli animali da portarseli a casa, come ha confessato Roman Sinicyn, un ufficiale dell'esercito ucraino, che ha raccontato: «Adesso vive con la mia famiglia a Kiev, ma continua ad aiutare l'esercito. Abbiamo sfruttato la sua popolarità sui social media per raccogliere 147.000 euro per i droni».
Quel gatto del ponte in Crimea
Come detto, la pratica di attirare le simpatie della gente non è nuova e, anzi, è uno strumento di propaganda già ben rodato tra i russi. Dopo l'annessione della Crimea del 2014 e la successiva costruzione del ponte sullo stretto di Kerch, il quale separa la penisola dalla terraferma russa, un gatto bianco e rosso chiamato Mostik (in russo «Piccolo ponte») ha guadagnato fama nazionale come mascotte della struttura. Al felino è stato pure dedicato un account Instagram, conferendo all’operazione russa un’aura decisamente positiva, nonostante le condanne dell’Occidente per la palese violazione del diritto internazionale messa in atto dal Cremlino.