Quelle Tesla fermate dal gelo, «basta trattarle nel modo corretto»

Nei periodi di freddo intenso, il caro vecchio motore a scoppio rimane l'opzione migliore? Negli Stati Uniti – a Chicago in particolare –, la domanda sta circolando senza problemi, mentre ad avere più difficoltà a circolare, nel gelo che attanaglia la metropoli dell'Illinois, sono invece i mezzi elettrici. Mentre gli abitanti della città sono costretti a fare i conti con venti polari (-34 gradi Celsius toccati negli scorsi giorni!), un fatto insolito ha attirato l'attenzione della stampa locale. Le tante, tantissime auto incolonnate di fronte alle stazioni di ricarica Tesla. Colpa della batteria, che a bassissime temperature tende a esaurirsi più in fretta e a ricaricarsi più lentamente. Risultato? Giornate passate in fila alla stazione Tesla, mentre qualcuno, addirittura, è rimasto "a secco" per strada e ha dovuto chiamare il carro attrezzi.
Di qui, allora, la domanda: nei periodi di freddo intenso, il caro vecchio motore a scoppio rimane l'opzione migliore? Per la batteria dei veicoli elettrici, un rigido inverno rappresenta un nemico imbattibile? Rispondiamo subito: no (o non necessariamente) e no. Ma per approfondire la tematica ne parliamo con Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale.
Chimica
Partiamo dall'inizio. A differenza dei veicoli a combustione interna, le auto elettriche presentano due batterie. Una a basso voltaggio e una ad alto voltaggio. Quando fa particolarmente freddo, come successo a Chicago, la batteria a basso voltaggio può perdere la propria carica, esattamente come accade nei veicoli tradizionali. Quando ciò accade, hanno spiegato gli esperti ai giornali statunitensi che si sono interessati recentemente al tema, il veicolo elettrico non può ricaricare l'altra batteria, quella ad alto voltaggio, presso una stazione di ricarica rapida finché la prima non è stata riavviata. Intanto, le reazioni chimiche che avvengono abitualmente all'interno della batteria (anodo e catodo) vengono rallentate dalle basse temperature e ciò porta, come detto, a un esaurimento più rapido e a una ricarica più lenta.
Questione di preparazione
«Nel caso specifico di Chicago, va detto che il freddo intenso sembra aver mandato in tilt le apparecchiature dei punti di ricarica (rallentandone il funzionamento, ndr). La situazione presentatasi lì è dunque insolita e legata più alle stazioni che ai mezzi. È vero però, come regola generale, che tutti i veicoli elettrici – di qualunque marca essi siano – subiscono un calo di prestazioni quando fa particolarmente freddo. C'è un calo di autonomia (previsto!) da tenere in considerazione, dovuto anche al fatto che il riscaldamento dei veicoli elettrici, a differenza di quello delle automobili a benzina o diesel, deve usare una pompa di calore – quindi, la batteria – per scaldare l'abitacolo. Nelle auto a carburante, invece, può essere parzialmente sfruttato il calore generato dalla combustione».
Al momento di "girare la chiave", ci spiega però Attivissimo, le differenze sono poche. Anzi. «I dati che arrivano dalle compagnie assicurative norvegesi indicano che i veicoli elettrici tendono ad avere meno problemi di avvio rispetto ai veicoli a carburante».
L'esempio della Norvegia non è casuale. Qui, nonostante le temperature tipicamente rigide, un veicolo su quattro è elettrico. Come fa allora il Paese scandinavo a rispondere al problema della batteria? Semplice. Prendendo qualche precauzione, come preriscaldare l'auto (e la batteria) prima di mettersi in viaggio, così da migliorarne l'efficienza nel freddo invernale. Anche in Norvegia le stazioni di ricarica sono più trafficate in inverno che in estate, ma il Paese ha grandemente aumentato, nel corso degli anni, il numero di postazioni disponibili. Senza contare che, qui, quasi il 90% dei proprietari di veicoli elettrici ha la propria stazione di ricarica a casa, secondo dati raccolti dalla Norwegian Electric Vehicle Association e pubblicati dal New York Times.
«Il problema è che molto spesso le persone negli Stati Uniti usano le colonne di ricarica rapida come se fossero dei distributori di benzina. Ma avere un punto a casa sarebbe la soluzione ideale. Così, durante il processo, l'auto è almeno parzialmente al riparo e la corrente utilizzata è a intensità ridotta, il che permette un preriscaldamento corretto della batteria, che può ricaricarsi in maniera ottimale e senza guasti».
E per chi la colonnina non può averla, Tesla e le altre case automobilistiche consigliano una maggiore organizzazione e piani di ricarica precisi. Evitare, quindi, di arrivare sempre "in riserva", all'ultimo chilometro di autonomia, ad attaccare la spina. L'azienda di Elon Musk, in particolare, consiglia ai conducenti di assicurarsi che il livello di carica sia sempre superiore al 20%, così da ridurre l'impatto del gelo.
Come dal cavallo all'auto
La tecnologia funziona, insomma. Il problema riguarda, maggiormente, l'infrastruttura e la preparazione individuale. «Abitudini e comportamenti nuovi per trattare al meglio l'auto elettrica vanno imparati attraverso le esperienze degli altri. E non parliamo di nulla di drammatico. Anzi. Da possessore di un veicolo elettrico posso dire di avere il privilegio, la mattina, di arrivare all'automobile e trovarla già riscaldata. A differenza delle auto tradizionali, la posso avviare in garage – tramite app – senza temere l'emissione di gas di scarico pericolosi».
Che la società debba ancora abituarsi ad avere a che fare con questi (non più così) nuovi mezzi? «Sì, credo che per molti sia una questione di dover cambiare mentalità. È un po' come il passaggio dal cavallo all'automobile. Non si può certo guidare un'auto mettendole le briglie e rifornendola di biada, parcheggiandola nel prato. Auto a combustione e auto elettrica si assomigliano esteriormente, ma internamente la tecnologia è completamente nuova. Forse dovremmo pensare alle auto elettriche un po' come pensiamo ai nostri telefonini. Dove abbiamo più cura della batteria, di pianificare la loro ricarica e organizzarsi in modo da non rimanere a secco. Oggi, in Svizzera, l'infrastruttura consente di rifornirsi a colonnine veloci e lente, ce ne sono di tutti i tipi. Non si tratta dunque di un problema insormontabile, ma di abitudine».