L'analisi

I nuovi negoziati con l'UE sono la fine dell'isolamento

Qualcosa si muove – Il Consiglio federale ha messo in consultazione un progetto di mandato per negoziare un nuovo pacchetto di accordi bilaterali
Michele Rossi
Michele Rossi
14.01.2024 06:00

Dopo una lunga serie di incontri esplorativi qualcosa si muove. Il Consiglio federale lo scorso dicembre ha infatti messo in consultazione un progetto di mandato per negoziare un nuovo pacchetto di accordi bilaterali con l’UE e per modificare, su alcuni punti, altri accordi esistenti. Questo fatto va certamente valutato in modo positivo, tenuto conto che l’UE è il nostro principale partner commerciale e quindi è molto importante disporre con Bruxelles di un rapporto chiaro, stabile e strutturato, a vantaggio della nostra economia, dei nostri scambi, dei nostri posti di lavoro.

Come in ogni inizio, anche in questo ci sono delle incertezze, nel senso che un conto è avviare una trattativa, un altro concluderla con un risultato soddisfacente per tutte le parti coinvolte. Ma questa volta già l’inizio di nuovi negoziati porterebbe un immediato e importante vantaggio concreto alla Svizzera. Infatti, nel documento condiviso da Berna e Bruxelles denominato Common Understanding, nel quale sono elencati i principi e gli obiettivi che saranno tenuti in considerazione nel nuovo negoziato, viene esplicitamente riconosciuto che la Svizzera sarà riammessa temporaneamente al programma comunitario Horizon Europe per la ricerca e l’innovazione a partire dall’avvio delle trattative.

Negli scorsi anni gli ambienti accademici, economici e scientifici hanno ripetutamente sottolineato quanto fosse nocivo e pericoloso il fatto che la Svizzera, a causa dell’impasse nel dossier europeo, non potesse più partecipare a questo importante programma. Ora, con il semplice avvio delle trattative sarà possibile porre fine a questo isolamento. La Svizzera si è in passato garantita l’accesso al mercato unico europeo grazie agli accordi bilaterali che conosciamo. Quale paese non membro dell’UE è importante che possa consolidare questo statuto. Per procedere in tal senso, nell’ambito del nuovo negoziato sarà affrontata la richiesta dell’UE di definire le cosiddette questioni istituzionali, ossia le modalità di adeguamento al nuovo diritto comunitario e di controllo giudiziario dei singoli accordi da parte di un tribunale.

Si tratta di aspetti delicati, soprattutto in una democrazia semidiretta come la nostra. Proprio per questa ragione il meccanismo già individuato dalle parti, i cui dettagli saranno oggetto delle future trattative, non prevede l’obbligo assoluto per la Svizzera di riprendere le regole europee. In caso di mancata ripresa i paesi dell’UE potranno comunque adottare delle cosiddette misure di compensazione, da non confondere con sanzioni o penalità di altro genere. Si tratta della possibilità di non applicare determinate regole vantaggiose per la Svizzera se la Svizzera, per sua democratica scelta, non applicherà a sua volta nuove regole vantaggiose per gli stati dell’UE.

Una compensazione, dunque. Senza una soluzione alle questioni istituzionali la Svizzera non potrà concludere nuovi accordi di accesso al mercato (es. elettricità, sicurezza alimentare…) e quelli attuali non saranno in futuro aggiornati, declassando progressivamente la Svizzera a semplice paese terzo. Le possibilità sono quindi due. O rifiutiamo ogni compromesso sulle questioni istituzionali e ci precludiamo di sviluppare e di mantenere nel tempo l’attuale accesso al mercato unico. O accettiamo il compromesso, e il rischio, qualora la Svizzera non riprendesse future regole europee, di vederci precludere parzialmente l’accesso al mercato in determinati settori. Detto altrimenti, possiamo scegliere di precluderci tutto o, eventualmente, solo una parte. Non sembra una scelta così difficile.

In questo articolo: