«La Lega dei ticinesi in declino? No, è solo una fase»

Quando lo scorso 29 agosto Roberta Pantani annunciò le dimissioni dal Municipio di Chiasso dopo cinque legislature - condite da otto anni in Consiglio nazionale - spiegò di voler riorganizzare il proprio tempo in funzione dei suoi impegni privati e professionali. Si suppose che volesse chiudere il capitolo della politica e, chissà, trasferirsi in altri lidi. Invece rieccola qua, fresca di nomina come vicecoordinatrice della Lega.
Signora Pantani, non doveva andare in Thailandia?
«(ride) No, queste sono dicerie che qualcuno in questo cantone si diverte a far circolare. La mia vita è qui, a Chiasso, non vado da nessuna parte. Quello che farò un domani non lo so, ma sono appena diventata nonna…».
Allora resta qui a curare il nipotino?
«Ma non è una questione di restare qui o non restare qui. Sono contenta e lusingata che Norman Gobbi abbia pensato a due figure femminili come me e Antonella Bignasca per comporre questa squadra che dovrebbe portare a una nuova organizzazione della Lega e ho deciso di mettermi a disposizione perché credo di poter dare qualcosa».
Tornerà anche a fare politica?
«No, un conto è fare politica attiva, un conto è contribuire al rilancio del movimento. Dopo la mia esperienza di politica attiva preferisco lavorare dietro le quinte e portare la mia esperienza al servizio di tutti».
Gobbi ha detto che per lui la nomina non è stata un regalo. Per lei?
«È chiaro che abbiamo di fronte un lungo percorso di discussione e di confronto. Non è una passeggiata, anche perché bisogna cercare di dare un nuovo polso, di ristabilire la fiducia negli elettori, di proporre nuove cose, di tornare agli albori della Lega, come diceva Gobbi. In questo senso mi sento di poter dare qualcosa».
Quando è stato abolito il Consiglio esecutivo sembrava si volesse cambiare radicalmente la conduzione della Lega, invece non è cambiato quasi niente.
«Ma non è vero! Prima di tutto la squadra è stata ridotta e poi credo che Norman Gobbi abbia fatto un buon mix di persone più anziane con esperienza e altre più giovani. Ci vuole un gruppo esecutivo snello, molto rapido nelle sue consultazioni e nelle sue decisioni».


Non è un handicap avere come coordinatore un consigliere di Stato?
«No, assolutamente. Siamo tutti sufficientemente scafati per poter ovviare a questo tipo di eventuale difficoltà e comunque ci suddivideremo tutti il lavoro».
Lei ha vissuto i periodi d’oro della Lega. Perché adesso il movimento è in difficoltà?
«Sarà uno dei temi da affrontare all’interno del nostro comitato esecutivo».
Immagino abbia già un’idea.
«Mica la dico a lei».
Ma ritiene che questa sia una fase transitoria o l’inizio dell’inesorabile declino?
«Ma secondo lei io potrei mai parlare di un declino? No, è una fase che hanno passato tutti e mi pare che stiano passando comunque anche gli altri partiti. Si tratta di ristabilire un po’ di interesse e curiosità verso l’attività politica in generale, non necessariamente solo quella della Lega».
L’UDC ci è riuscita, appropriandosi di un po’ tutte le battaglie della Lega.
«È stata brava».
Però così la Lega è finita in secondo piano.
«Ma no, non dimentichiamo che abbiamo alle spalle delle elezioni federali in cui comunque l’UDC è sempre stata un po’ più profilata rispetto alla Lega. Quando abbiamo tutti il vento in poppa, ne guadagniamo tutti. Io credo che come discorso di area questa elezione federale non è stata vinta, bensì stravinta. Adesso bisogna pensare alle Comunali».


Con quali obiettivi?
«Bisognerà assolutamente mantenere le nostre posizioni, soprattutto a Lugano dove Michele Foletti sta facendo molto bene, pur con tutte le difficoltà di dover riprendere il lavoro da una figura così importante come Marco Borradori».
Tutti riconoscono i meriti di Foletti, ma se l’UDC mettesse in campo Marco Chiesa potrebbe fargli le scarpe.
«Ci sono dei patti e i patti si devono rispettare. I patti sono stati rispettati per le Cantonali, per le Federali, non vedo per quale motivo un’area di destra così importante e così forte debba andare a scompigliare le carte».
Le liste separate a Mendrisio non sono un primo segnale di rottura?
«Le elezioni comunali si giocano sulle persone. A Mendrisio ci sono probabilmente stati degli screzi personali, c’è questa figura di Massimo Cerutti che arriva all’UDC da un altro partito. Cose che altrove non esistono. Per esempio a Morbio c’è Moreno Colombo che ha scelto di correre per il Municipio con l’UDC e i nostri due partiti fanno lista comune, ci mancherebbe altro».
Moreno Colombo avrebbe potuto passare alla Lega, piuttosto che all’UDC.
«È una questione di area. La lista è la stessa, quindi noi siamo tutti felici di aver acquisito una figura così importante».
A furia di parlare di area, tra 10 anni ci sarà ancora la Lega o sarà stata assorbita dall’UDC?
«Tra 10 anni magari non ci saremo più neanche noi, quindi chissà, come facciamo a dirlo? Mi fa fare previsioni troppo a lungo termine».
A corto termine cosa prevede?
«L’obiettivo è il mantenimento dei seggi alle Comunali e magari anche un miglioramento. Se tanto mi dà tanto, i seggi di area dovrebbero essere mantenuti».