Consumi

Signora, non si scordi l'IVA

L'aumento dimenticato attende al varco i consumatori: e iniziano ad arrivare i primi bollettini «ritoccati»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
22.10.2023 06:00

«Gentile signora» inizia la lettera. E la signora subodora già la cattiva notizia, che difatti arriva subito: «A partire dal primo gennaio in tutta la Svizzera l’imposta sul valore aggiunto aumenterà». In caso la signora se lo fosse dimenticato, ebbene sì, in mezzo ai rincari della benzina, dei premi assicurativi, le notizie della guerra in Ucraina e in Palestina, ci mancava anche l’IVA a chiudere il conto. Dal 7,7 all’8,1 per cento.

Il balzello di cui non ti accorgi

Avvisi simili ne circolano a bizzeffe da giorni e ricordano ai già tartassati consumatori quello che, complice l’inflazione galoppante, forse molti avevano nel frattempo rimosso: a seguito della votazione del 25 settembre 2022 sulla riforma dell’AVS - passata con il 55 per cento di «sì» - la «regina» delle imposte sui consumi tornerà ad aumentare dopo sei anni di tregua. A inviare la lettera alla signora - ma è un esempio come tanti - è il suo concessionario d’auto di fiducia, perché «per quanto riguarda il suo contratto di leasing» va da sé che «la rata mensile verrà adeguata di conseguenza».

È un assaggio del rincaro dimenticato, impercettibile all’apparenza, che arriverà sul conto degli svizzeri fra tre mesi: un balzello di pochi centesimi - 0,4 per ogni franco, 4 franchi ogni mille - che però va moltiplicato per quasi ogni voce di spesa ad eccezione della ristorazione e degli alimenti (qui l’aliquota è inferiore e anche l’aumento, dal 2,5 al 2,6 per cento). Dalle scarpe nuove alle bollette elettriche, al vecchio frigorifero comprato a rate: i contratti preesistenti - leasing dell’auto inclusi - si adeguano automaticamente. Alcune aziende hanno già iniziato ad inviare ai clienti i bollettini con gli importi «ritoccati» al rialzo per il 2024, a partire dal mese d’ottobre.

Breve storia dei ritocchi

Non è la prima volta che succede. Nel 1999 ci fu il «salto» dal 6,5 al 7,5 per cento, per finanziare le casse di AVS e AI. Due anni dopo un altro ritocchino dello 0,1 per cento a copertura degli investimenti all’infrastruttura ferroviaria. L’ultimo gradino, con la soglia dell’8 per cento, viene scavalcato nel 2011 per risanare i conti dell’Assicurazione invalidità, ma è una misura temporanea e nel 2011 si riscende all’attuale 7,7 per cento.

Tregua temporanea anch’essa, per scelta popolare. Nel 2022 la votazione AVS21 - in tempi non sospetti - aggiunge un «pagherò» alla lista delle spese in lievitazione a causa dell’inflazione post-pandemica: in Ticino - per citare solo alcune voci - per il 2024 è previsto già un più 10,4 per cento di premi di cassa malati, bollette energetiche più care del 18 per cento, un aumento generale del 3,8 per cento dei prezzi al consumo. Economiesuisse stima che l’IVA peserà per altri 200 franchi in più sul bilancio di una famiglia media inSvizzera.

«Le imprese non c’entrano»

«Parliamo di importi piccoli se confrontati con altre voci di spesa, inoltre si tratta di un aumento diffuso e generalizzato: difficilmente andrà a modificare le abitudini di consumo della popolazione» sottolinea il direttore dell’organizzazione in Ticino Marco Martino. Resta il fatto che, centesimo qui centesimo là, a pagare il prezzo maggiore del balzello indiscriminato «sono le fasce di reddito più basse a cui spendere 200 franchi in più all’anno non fa certo piacere» osserva Martino. Neanche le aziende sono particolarmente contente: oltre allo sforzo contabile-burocratico e comunicativo - «ma non c’è un obbligo di avvisare la clientela» precisa il portavoce di Economiesuisse - devono anche «sorbirsi» le lamentele dei clienti. «È chiaro che in questo caso le imprese si trovano tra l’incudine e il martello, non ci guadagnano niente e non possono fare sconti» previene Martino. «Chi si lamenta dovrebbe ricordarlo».

Un’isola felice?

Un’altra cosa da ricordare è che, senza andare lontano, c’è chi sta molto peggio. Nella vicina Italia l’aliquota normale è quasi il triplo (22 per cento). Nel Vecchio Continente solo Jersey (3 per cento), Andorra (4,5 per cento) e le isole Canarie (6,5 per cento) se la passano meglio. Ultima in classifica è l’Ungheria (27 per cento) che ha il valore più alto sui 140 Paesi al mondo che applicano questo tipo di imposta (l’Iran ha il più basso, 3 per cento, seguito da Canada e Taiwan, 5 per cento). Rispetto ai cugini europei, che in media pagano 21 centesimi di tasse per ogni euro speso, gli svizzeri possono ancora ritenersi fortunati.

Il rischio semmai è che il rialzo del primo gennaio venga «arrotondato» per eccesso dai commercianti, secondo l’Associazione dei consumatori della Svizzera italiana. «Abbiamo visto di recente come ogni singolo rialzo dei prezzi abbia un effetto amplificato a causa di speculazioni ingiustificate» avverte la segretaria cantonale Antonella Crüzer. «Per questo motivo raccomandiamo ai consumatori di essere vigili». Dal canto suo anche l’ACSI vigilerà con una serie di monitoraggi prima e dopo lo scatto di gennaio, in particolare sui prezzi della grande distribuzione in Ticino. «Con l’esplodere dell’inflazione abbiamo visto molta poca solidarietà nei confronti dei consumatori. Non vogliamo che la storia si ripeta».

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