Denzel Washington interpreterà Annibale, la rabbia dei tunisini: «Era un semita bianco»

Perché aspettare il primo giorno di riprese? No, la polemica va cavalcata subito. E così, l'annuncio da parte di Netflix di un film incentrato sul generale cartaginese Annibale Barca ha diviso l'opinione pubblica. Soprattutto in Tunisia. Il motivo è preso detto: nel ruolo di Annibale, infatti, è stato scelto l'attore afroamericano Denzel Washington. Apriti cielo. Per alcuni, Washington sarebbe troppo vecchio per interpretare al meglio la parte. Per altri, la produzione rischia apertamente di andare incontro a un falso storico poiché Annibale, verosimilmente, era un semita bianco. Del film, al momento, si sa poco o nulla. Si conoscono l'attore principale, appunto, e il regista: Antoine Fuqua, che ha già lavorato con Washington in passato e in particolare nell'ottimo Training Day. Ma a preoccupare i tunisini, decisi a preservare l'immagine di uno dei più grandi strateghi militari della storia, morto nel 183 avanti Cristo, è anche, se non soprattutto, la sceneggiatura. Della serie: e se fosse un'americanata?
La questione, in Tunisia, è stata discussa perfino in Parlamento. Il deputato Yassine Mami, in particolare, ha interrogato il ministro degli Affari Culturali Hayet Ketat Guermazi: «Non abbiamo informazioni sul contenuto, c'è il rischio di falsificare la storia» ha detto. «Il Ministero dovrebbe prendere posizione sull'argomento». Per Mami, evidentemente, si tratta di «difendere l'identità tunisina» e di ascoltare «le reazioni della società civile». Cartagine, oggi un sobborgo di Tunisi, la capitale tunisina, in passato è stata un'antica città fenicia, una delle più importanti colonie puniche del Mediterraneo e, all'epoca del suo massimo splendore, capitale di un piccolo impero che includeva territori dell'attuale Spagna orientale, la Corsica e la Sardegna sud-occidentale, la parte occidentale della Sicilia e le coste della Libia.
Ma la storia è una cosa e la fiction un'altra, per dirla con il ministro. «È una fiction, è un loro diritto» le parole di Guermazi. «Annibale è un personaggio storico, anche se siamo tutti orgogliosi che fosse tunisino che cosa potremmo fare rispetto a Netflix?». «L'importante per me è che girino anche solo una sequenza in Tunisia e che se ne parli» ha aggiunto. «Vogliamo che la Tunisia torni a essere una piattaforma per i film stranieri». A suo tempo, in effetti, il Paese ha ospitato numerose riprese cinematografiche, tra cui I predatori dell'arca perduta di Steven Spielberg, Il paziente inglese di Anthony Minghella e i primi quattro episodi della saga di Guerre stellari di George Lucas. A differenza del Marocco, oggi una destinazione alla moda per la produzione cinematografica, la Tunisia non ha saputo capitalizzare la sua esperienza.
Sui social, va da sé, molti utenti si sono scatenati. È stata lanciata perfino una petizione, firmata da oltre 1.300 persone, che «esorta Netflix a cancellare il loro cosiddetto documentario» e invita il Ministero della Cultura a «inserire nella legge misure che proteggano e promuovano la nostra cultura, e ad agire contro questo tentativo di rubare la nostra storia». Un primanostrismo in salsa tunisina, insomma. I promotori della petizione hanno accusato la piattaforma di sostenere il «movimento razzista afrocentrico». E di propagandare, tramite un Annibale – definiamolo così – politicamente corretto, la loro «ideologia». Il quotidiano tunisino in lingua francese La Presse ha ripreso questa retorica, scrivendo che l'idea di Denzel Washington nei panni di Annibale non piace poiché è legata a doppio filo a un errore storico: il militare, infatti, era un «semita bianco.
L'accusa di afrocentrismo era già stata avanzata dall'Egitto in occasione dell'uscita di un documentario su Cleopatra, interpretata dall'attrice afrodiscentente Adele James. All'epoca, il Ministero del Turismo e delle Antichità del Cairo certificò che Cleopatra, morta oltre 2 mila anni fa, avesse «la pelle bianca e caratteristiche ellenistiche». La Tunisia, per contro, non è mai stata coinvolta in simili diatribe. Fino a oggi. «La scelta di questo attore fa parte di un programma di distruzione del Nord Africa per appropriarsi della sua storia e attribuirla ai centroafricani» scrive uno dei firmatari della petizione. Le osservazioni ricordano il discorso pronunciato dal presidente tunisino Kais Saied lo scorso febbraio, quando accusò i migranti subsahariani di far parte di un complotto per «rendere la Tunisia un altro Paese africano e non un membro del mondo arabo e islamico». Le dichiarazioni hanno scatenato un'ondata di violenza contro migliaia di subsahariani, alcuni dei quali sono stati deportati nel bel mezzo del deserto libico senza acqua né cibo. Da allora, riferisce Le Monde, la repressione è continuata.
Al di là delle origini di Annibale e del suo interprete, in gioco ci sarebbe anche l'immagine dell'eroe cartaginese e, di riflesso, tunisino. Secondo lo scrittore Abdelaziz Belkhodja, autore di Hannibal: l'Histoire Véritable, la «questione essenziale è quella del trattamento della personalità e della vera lotta di Annibale». Nel suo libro, lo scrittore tunisino mette in discussione la storiografia romana – le fonti puniche sono andate in gran parte distrutte – sia per quanto riguarda la sconfitta di Cartagine al cospetto di Roma alla fine della seconda guerra punica, sia per quanto riguarda i tratti caratteriali attribuiti ai cartaginesi. Di qui la serie di domande, retoriche, di Belkhodja: «Il futuro film, come tutti gli altri, presenterà Annibale come un avventuriero animato da spirito di vendetta, che ha attraversato le Alpi e sconfitto tutti gli eserciti di Roma prima di perdere in casa contro Scipione? O avrà il coraggio di andare contro la propaganda romana e presentare il vero Annibale?».