Il caso

Dopo quella cinese, arriva la risposta indiana a Top Gun

Come l'America negli anni Ottanta, le potenze emergenti oggi stanno sfruttando il cinema per operazioni di soft power e propaganda – Funzionerà?
Marcello Pelizzari
12.01.2024 10:45

Quando il mondo è attraversato da tensioni sempre più forti ed evidenti, il cinema spesso risponde. Negli anni Ottanta, per dire, la Guerra Fredda aveva spinto Hollywood a produrre parecchie pellicole a tema. In equilibrio fra (improbabili) imprese militari e geopolitica. Film muscolari, ritmati, probabilmente oggi tacciati di machismo. Film, in ogni caso, efficaci. Uno su tutti: Top Gun. Bloccato dalla pandemia e, in un certo senso, favorito dall'invasione russa dell'Ucraina, il sequel Top Gun: Maverick – sempre con l'eterno Tom Cruise nei panni di Pete Mitchell – ha abbattuto il muro del suono e devastato i botteghini nel maggio del 2022. Dando il la a veri e propri cloni in altri Paesi. 

La Cina, un anno più tardi, secondo i maligni anche per rifarsi del bomber con la bandiera di Taiwan indossato proprio da Cruise, ha fatto uscire Born to Fly. Un modo, altresì, per ripagare gli spettatori cinesi visto che Pechino non ha mai autorizzato l'uscita di Maverick nel Paese. Ora, è il turno dell'India con Fighter, interpretato da Hrithik Roshan. Il cui ciuffo, leggiamo sul Guardian, è considerato una sorta di monumento nazionale a Delhi e dintorni. A questo punto, verrebbe da dire, manca solo la Russia.

I richiami a Top Gun, vedendo il trailer, sono evidenti. A cominciare dai Ray-Ban sbandierati con nonchalance. E il trucco, se vogliamo, è proprio questo. L'ascesa (autocratica) di Cina e India è accompagnata da operazioni di cosiddetto soft power. La patina hollywoodiana, tuttavia, cela la classica retorica nazionalista. Nulla di nuovo, visto che proprio l'America negli anni Ottanta ha vissuto un'epoca analoga, con una lunga serie di film di successo a tema politico-militare. Detto di Top Gun, il Guardian ricorda anche il secondo e terzo Rambo, Commando, Red Dawn e tanto, tantissimo altro materiale. 

La Cina, in questo senso, da un decennio a questa parte sta mostrando i muscoli anche attraverso il cinema. Dando, alle proprie pellicole, varie sfumature patriottiche. L'India, da quando Narendra Modi è in carica in qualità di primo ministro, finora è rimasta indietro. Ma promette di recuperare proprio con Fighter, in uscita per la Festa della Repubblica, il 26 gennaio. Il fatto che Roshan, il protagonista, nel trailer esca da un elicottero sventolando un tricolore indiano la dice lunga sul primanostrismo cinematografico che Delhi intende perseguire.

Detto questo, la domanda potrebbe sorgere spontanea: perché imitare Top Gun? O, meglio, perché volerne uno fatto in casa? A suo tempo, nel 1986, il primo capitolo dedicato a Maverick non solo fu campione di incassi e lanciò Tom Cruise come autentica icona, ma servì all'esercito statunitense per reclutare nuove leve. Tutti, insomma, volevano fare il pilota e abbattere i nemici brutti e cattivi che minacciavano le libertà americane. La mano di Tony Scott in regia, poi, fece il resto: la guerra, beh, sembrava uno spasso. Oltreché un gioco da e per ragazzi. All'epoca, la sceneggiatura venne approvata direttamente dal Dipartimento della Difesa. Senza quel sì, la produzione del film non avrebbe potuto accedere alle attrezzature e alle location militari. In altre parole, Top Gun non sarebbe mai esistito, considerando che un singolo F-14 costava 38 milioni di dollari. Oltre il doppio del budget della pellicola. Per dirla con il Guardian, Top Gun fu autentica propaganda.

La Cina, dicevamo, è stata la prima superpotenza a misurarsi con film sull'aviazione alla Top Gun. Con Born to Fly, l'obiettivo era duplice: mettere in mostra lo stealth J-20 e bacchettare non meglio precisate potenze straniere. Il risultato, però, è stato giudicato modesto. Il film, addirittura, era stato ritirato poco prima dell'uscita originaria, nel 2022, perché gli effetti speciali non convincevano. Arrivato nelle sale un anno più tardi, ha guadagnato 117,3 milioni di dollari contro il miliardo e mezzo di Maverick. Noccioline. Il Guardian, poi, ha fatto notare come il film manchi totalmente di bromance e, in generale, di atmosfera. Della serie: dov'è il brio? 

Fighter, ora, promette almeno un po' di esagerazioni bollywoodiane. Benché, come Born to Fly, sia ancorato ai dettami delle forze armate. Quelle indiane, nello specifico, hanno collaborato alla produzione. Resta da capire se, a differenza del prodotto cinese, Fighter ha imparato la lezione di Top Gun. Capace, negli anni Ottanta, di avvolgere con una patina di puro intrattenimento un'operazione di soft power. Per tacere dell'apparente neutralità. Hollywood, con entrambi i suoi Top Gun, non ha mai citato apertamente un nemico. Mantenendosi dunque a una certa distanza dal mondo reale, pur tratteggiandone alcuni aspetti e veicolando un forte messaggio politico-propagandistico. Una strategia che ha permesso a Maverick, appunto, di dominare il box office. 

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