Il caso

Perché, forse, non vedremo sfrecciare Wile E. Coyote?

Warner Bros Discovery ha cancellato, un'altra volta, un film pronto per essere rilasciato: «Coyote vs Acme» – Il colosso, ora, sta cercando di vendere il progetto a Amazon, Apple o Netflix ma intanto il settore si interroga e lancia un monito: «Così si uccidono i film»
John Cena è uno dei protagonisti di «Coyote vs Acme», un film che potrebbe non vedere mai la luce. © REUTERS
Marcello Pelizzari
14.11.2023 11:45

L'incubo, per Dave Green, si è materializzato quando meno se lo aspettava. Quando, cioè, il suo progetto era giunto al termine. Pronto a essere condiviso con il pubblico nelle sale e in streaming. Dopo anni e anni di lavoro, il regista si è sentito dire dagli studios che no, gli spettatori non potranno mai vedere il suo film. Una commedia live-action da 70 milioni di dollari con John Cena e Will Arnett, dal titolo piuttosto evocativo: Coyote vs Acme. Narra, ma sarebbe meglio dire narrava, le vicende del celebre Wile E. Coyote. Che, dopo una vita passata a rincorrere Beep Beep, medita una vendetta contro l'azienda che produce i suoi gadget difettosi, la Acme appunto. 

Secondo i test screening, la visione in anteprima del film a un campione ristretto di spettatori, il pubblico aveva e, quindi, avrebbe apprezzato la pellicola. A Hollywood, il sentimento era che – una volta concluso lo sciopero – Warner Bros Discovery avrebbe subito, o quasi, rilasciato il film. E invece no. Giovedì scorso, il colosso ha annunciato che Coyote vs Acme non sarà proiettato né nei cinema né tantomeno verrà inserito su Max, la piattaforma streaming di proprietà. «Con il rilancio della Warner Bros Pictures Animation a giugno – si legge nella dichiarazione ufficiale – lo studio ha spostato la sua strategia globale per concentrarsi sulle uscite in sala. Con questa nuova direzione, abbiamo preso la difficile decisione di non andare avanti con Coyote vs Acme». Possibile? Evidentemente sì.

Perché non farlo uscire del tutto?

La domanda, come scrive la BBC, è praticamente scontata: ma se Coyote vs Acme era finito, di fatto già impacchettato, perché non farlo uscire lo stesso? Secondo i bene informati, la risposta si nasconderebbe fra le pieghe della distribuzione e della promozione. Due voci che, di fatto, avrebbero aggiunto costi extra al budget iniziale. E che avrebbero reso complicato, se non impossibile, un ritorno a livello economico. Chiamatela, insomma, svalutazione fiscale. Una strategia discutibile, eppure legale. A patto che il film non venga mai proiettato. Green, al riguardo, si è detto «oltremodo devastato». Warner, almeno, ha parzialmente rivisto la sua posizione. Adesso, è notizia di poche ore fa, si sta impegnando a vendere il film ad altri, potenziali distributori. Ma chi vorrà accollarsi un progetto bollato in partenza? Amazon, Apple e Netflix sarebbero in prima fila per accaparrarselo. Una buona notizia, in un mare di guai.

La decisione iniziale di Warner è legata, da un lato, alla fusione fra Warner Media e Discovery – annunciata nel 2021 – e, dall'altro, al nuovo amministratore delegato del colosso, David Zaslav, protagonista di una serie di controverse misure di risparmio e riduzione dei costi. Fra cui, nell'agosto del 2022, l'eliminazione in stile Coyote vs Acme di Batgirl, un blockbuster di supereroi dell'universo DC Comics praticamente pronto. Il budget? 90 milioni di dollari, per un cast che comprendeva Leslie Grace, Brendan Fraser e, soprattutto verrebbe da dire, in particolare pensando al seminale Batman di Tim Burton, Michael Keaton nel ruolo dell'uomo pipistrello. I vertici temevano che il film si sarebbe rivelato un flop ai botteghini. Quindi, meglio fermarsi. «Siamo rattristati e scioccati dalla notizia» avevano dichiarato i registi, Adil El Arbi e Bilall Fallah, su Instagram. «Non riusciamo ancora a crederci».

Ma ci si poteva/può guadagnare

Il fatto è che i film, ora come ora, sono tutto fuorché opere d'arte. Riformuliamo: non sono solo opere d'arte o intrattenimento, per dirla sempre con la BBC, ma voci di bilancio. Altri esempi simili? Lo scorso agosto, una decisione altrettanto simile era stata presa per un cartone animato di Scooby Doo da 40 milioni di dollari, Scoob! Holiday Haunt. E sempre con la stessa modalità, ovvero quando il progetto era oramai concluso. «Era la cosa per cui avevo lavorato per tutta la mia carriera, finalmente stava accadendo» ha ricordato a posteriori il regista, Dave Kurinsky, a Variety. «Come potete immaginare, la decisione di non fare uscire il film fu incredibilmente deludente». La strategia aziendale, dunque, a Hollywood sembrerebbe cambiata. E c'è chi, al di là di tutto, ha compreso questa svolta. Peter Safran, il nuovo co-presidente dei DC Studios, la sezione in seno a Warner che produce i film di supereroi, ha ammesso che se il film fosse uscito «avrebbe danneggiato la stessa DC». Davvero?

In realtà, Warner sta diventando un marchio sinonimo di bocciature clamorose e questo, a sua volta, incide sull'immagine che proietta verso l'esterno. Di qui l'improvvisa e goffa retromarcia, con l'apertura verso Amazon, Apple e Netflix per Coyote vs Acme. La critica, al di là di quest'ultima mossa, quasi disperata, vede oramai negli studios Warner un'azienda che non rispetta il lavoro dei dipendenti. «Non genera fiducia tra i registi e lo studio» ha dichiarato a tal proposito Brendan Fraser a Variety, dopo l'accantonamento di Batgirl. Brian Duffield, lo sceneggiatore e regista del recente Nessuno ti salverà, si è spinto oltre. Commentando la decisione riguardante Coyote vs Acme, ha sentenziato su X: «Ho visto questo film ed è eccellente. Le persone che lavorano alla Warner Bros sono anti-arte e spero che cadano loro diverse incudini in testa».

La Warner, riassumendo al massimo, è stata accusato di aver preferito, una volta di più, il risparmio finanziario a breve termine rispetto alla possibilità di far uscire un film. Anthony D'Alessandro, giornalista di Deadline, ha picchiato duro, anzi durissimo. Condannando il trattamento riservato a Green e al suo lavoro: «Un'altra manovra della Warner Bros Discovery, gestita da David Zaslav, per uccidere i film». Resta da capire se, e quanto, il risparmio in termini di distribuzione e promozione sia compatibile con il danno di immagine. L'ennesimo.

Ironicamente, ma nemmeno troppo, Zaslav in questi mesi è stato coinvolto nelle trattative fra gli studios e il sindacato degli attori SAG-AFTRA ed è stato fondamentale, si mormora, nell'ottenimento (finalmente) di un nuovo contratto collettivo per chi recita. Warner, di suo, era ed è affamata di film per il 2024 e Coyote vs Acme, dicevamo, avrebbe certamente dato una mano all'azienda. Difficile, al netto dei risultati ottenuti con gli screening, pensare che un live-action basato su uno dei cattivi più celebri del mondo Looney Tunes non avrebbe avuto successo o non avrebbe garantito un ritorno economico. Il sequel di Space Jam, cui aveva partecipato anche il ticinese Amos Sussigan, era stato castrato dalla precedente strategia di Warner di far uscire il film contemporaneamente nelle sale e in streaming. Ciononostante, aveva incassato 70,5 milioni di dollari negli Stati Uniti e altri 93,1 nel mondo, per un totale di 163,6 milioni a fronte di un budget iniziale di 150 milioni. Tradotto: il film non ha raggiunto picchi incredibili ma non può certo essere catalogato come flop commerciale.

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