La penna di Gavroche e gli eccessi di zelo

La Nota
In un paesello dell’Italia un giovane contadino, volendo distruggere un nido di vespe, appiccò il fuoco ad un pagliaio e mandò in fiamme una cascina. La cronaca dice che si tratta di uno scemo. Se si dovessero dichiarare scemi tutti coloro che nella vita, per distruggere un nido di vespe, incendiamo una casa, il mondo sarebbe ridotto per metà a un istituto di deficienti.
Nella vita pratica il sistema di bruciare la casa per distruggere il nido di vespe, di sparare le cannonate per ammazzare la mosca, è una consuetudine. Nella famiglia tante volte per punire una mancanza, per correggere un vizio, per criticare un atto, un gesto, una parola, molte volte, per eccesso di misura di zelo, di passione, si provocano dei drammi. E nella società quanti di questi scemi che danno il fuoco alla casa per distruggere il piccolo vespaio!
Fabbricatori di piccoli scandali, gonfiatori di vesciche, pompieri squilibrati, pettegoli insigni che vanno a caccia di tutti i fatterelli, di tutte le miserie, di tutti i detriti di mosche per poter dare sfoggio del loro zelo di salvatori della patria ad ogni caccherello di mosca si impennano, fanno gli occhiacci, suonano la campana a stormo, danno fiato alla trombe; e per distruggere il caccherello appiccano il fuoco alla casa; alla casa degli altri, si intende, perchè la loro, benchè sudicia, sconcia da far recedere a un paracarro, benchè piena di vespai e di ragnatele, non la si deve toccare; lo zelo di questi scemi incendiari delle case altrui si arresta e cade davanti alla propria casa, alla quale essi, privi di qualsiasi rispetto per le altrui case, esigono il massimo rispetto.
Chi di noi non ha avuto nel corso della sua vita il castigo di Dio d’avere ai fianchi uno di codesti tutori della morale, dell’ordine, del patriottismo, di codesti scemi che bruciano le case per distruggere il nido di vespe o il caccherello di mosca.
Gavroche
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