La polemica

Sanremo, ma i La Sad esaltano la violenza contro le donne?

Il Codacons e l'Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi contestano la presenza del trio al Festival – Amadeus invita prima ad ascoltare e poi a esprimere un giudizio, ma il Coordinamento insiste: «Allora anche un mafioso potrebbe partecipare, purché presenti una bella canzone»
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Marcello Pelizzari
12.12.2023 10:30

Riavvolgiamo il nastro: a inizio dicembre, Amadeus in diretta al TG1 ha annunciato i nomi dei partecipanti al prossimo Festival di Sanremo. Quello del 2024, teoricamente l'ultimo dell'attuale direttore artistico della kermesse. Al netto delle solite discussioni da bar sul cast, proseguite fino a oggi e destinate a durare a lungo, negli ultimi giorni a far discutere è stato un nome in particolare: i La Sad. I cui testi, a maggior ragione in questo preciso momento storico, con l'Italia intera che piange l'ennesima vittima di femminicidio – Giulia Cecchettin – e il tema della violenza sulle donne all'ordine del giorno, sono finiti al centro di una denuncia contro la Rai da parte del Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, e l'Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi.  

La presenza dei La Sad sul palco sanremese è stata definita, citiamo, «un'assoluta ipocrisia». Il motivo? «Un Paese che si commuove per Giulia Cecchettin non può applaudire brani ("Ma tu sei peggio della coca, sei una tr**", e "ti sco**** solo per strapparti il cuore'', per citarne due tra tanti) offensivi nei confronti delle donne e caratterizzati da una esaltazione costante di violenza e misoginia». Non solo, le due associazioni si chiedono che cosa abbia spinto la Rai e Amadeus «a scegliere proprio questo trio, visti i testi decisamente inappropriati, in un momento in cui tutte le energie dovrebbero essere unite nella battaglia contro la violenza di genere: una scelta sbagliata cui – in assenza di una retromarcia immediata – farà seguito la denuncia».

Va detto che il Codacons, in ambito musicale, nei giorni scorsi era già intervenuto per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne. Rivolgendo, fra l'altro, un appello alle radio italiane e a YouTube affinché boicottino i brani di rapper e trapper contenenti frasi violente o aggressive nei confronti delle donne. E ottenendo, ancora, l'annullamento del concerto di Capodanno di Emis Killa a Ladispoli. Il Codacons ha pure chiesto alla SIAE, la Società Italiana degli Autori ed Editori o, meglio, l'ente preposto alla tutela del diritto d'autore in Italia, di rifiutare «la registrazione di brani contenenti frasi violente contro le donne, in modo da impedire a rapper e trapper di guadagnare grazie ai diritti d'autore».

Arrivati sin qui, probabilmente qualcuno si sarà chiesto: ma chi sono i La Sad? Dietro a questo trio ci sono Theo, ovvero Matteo Botticini, Plant, al secolo Francesco Clemente, e Fiks, Enrico Fonte. Un bresciano, un barese e un veneziano, rispettivamente di 36, 23 e 33 anni. Famosi, più o meno, anche per le acconciature. Famosi ma, verrebbe da dire, non famosissimi: su Spotify, infatti, i La Sad viaggiano a poco più di 300 mila ascoltatori mensili mentre solo una canzone, Toxic, ha superato i dieci milioni di riproduzioni sulla piattaforma. Poco, troppo poco secondo alcuni per meritare il palco più famoso e chiacchierato d'Italia. 

La situazione, evidentemente, potrebbe sfuggire di mano ad Amadeus. Anche se qualcuno, invero, ha già fatto notare come il caso, in realtà, serva ad attirare attenzione sul Festival. La vicenda, in ogni caso, si sta trascinando fra botta e risposta. Sui social, il direttore artistico del Festival ha parlato di «pregiudizi» riguardanti i cantanti in gara a Sanremo. Invitando espressamente tutti, Codacons in testa, ad ascoltare i brani e poi, semmai, a «esprimere un parere o un’opinione». Dura, se non durissima la replica del Coordinamento tramite il suo presidente Carlo Rienzi: «Così come Amadeus, legittimamente, non ama le persone con pregiudizi, noi non amiamo le persone ipocrite, con il dizionario della lingua italiana che definisce l'ipocrisia come ''simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole''. Non può non definirsi ipocrisia l'atteggiamento di chi a parole si schiera contro la violenza sulle donne, ma poi coi fatti premia invitandoli a Sanremo artisti i cui brani contengono frasi umilianti e offensive verso le donne, e testi che possono rappresentare una incitazione alla violenza».

E ancora: «Se da un lato è vero che non si giudica una canzone prima di averla ascoltata, dall'altro è altrettanto vero che si può e si deve giudicare prima un cantante se già se ne conoscono i brani e le violenze verbali verso le donne. Altrimenti, seguendo l'assurdo ragionamento di Amadeus, anche un mafioso che ha ordinato stragi potrebbe partecipare a Sanremo, purché presenti una bella canzone e attiri visibilità sulla kermesse». Quindi, il presidente del Codacons si rivolge direttamente ad Amadeus: «Invece di arrampicarsi sugli specchi con giustificazioni oggettivamente ridicole, farebbe bene a scusarsi con le donne italiane per le sue scelte, e invitare a Sanremo il padre di Giulia Cecchettin affinché possa lanciare un messaggio ai giovani sul dramma della violenza e contro artisti come La Sad, Fedez, Emis Killa e altri che infarciscono le proprie canzoni con testi vergognosi contro le donne e pericolosi per i più giovani».

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